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Visualizzazione dei post da ottobre, 2017

IL NUMERO COME PRINCIPIO COSTITUTIVO DELLA REALTA'

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I pitagorici non si fermano a una concezione del numero come strumento di conoscenza: essi, infatti, arrivano a considerarlo come il vero e proprio principio generatore di tutte le cose. Per i greci il numero non era qualcosa di astratto, ma aveva caratteristiche fisiche e geometriche. I pitagorici, in particolare, rappresentavano l'unità con un punto dotato di estensione spaziale, identificando aritmetica e geometria: un numero era contemporaneamente una figura geometrica, viceversa, una figura geometrica corrispondeva a un numero. Se il numero è la sostanza delle cose, per capire i rapporti tra di esse dobbiamo fare riferimento ai rapporti tra i numeri: poiché si dividono in pari e dispari , anche le cose hanno una natura duplice e opposta. Ne consegue una concezione dualistica dell'universo: da un lato vi è il dispari, che è un entità limitata, simbolo della perfezione, del bene , della forma, della proporzione, perché solo ciò che è limitato permette la misurazione; da

LA DOTTRINA DEL NUMERO

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Accanato al tema della cura dell'anima, l'altro nucleo rilevante del pensiero dei pitagorici è rappresentato dalla dottrina del numero . Tra le due dottrine c'è un nesso molto stretto. La vita dell'uomo saggio o "filosofo" si caratterizza per l'ordine e la misura con cui sa tenere a freno gli istinti del corpo. I p itagorici arrivarono ad affermare che la vera e propria sostanza delle cose non risiede nell'acqua, nell'aria o in qualsiasi altro elemento fisico come i filosofi avevano sostenuto in passato , ma nel numero. E' grazie al numero che noi possiamo cogliere la realtà profonda del cosmo, fatta di proporzione quantitativa tra gli elementi.

PITAGORA

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A Crotone venne a stabilirsi Pitagora e vi fondò una nuova scuola filosofica, La Fratellanza Pitagorica , un' associazione politico - religiosa di carattere aristocratico, molto diversa da quella di Mileto , soprattutto per la sua atmosfera quasi sacrale. Pitagora era infatti venerato dai suoi seguaci come una divinità. Molti caratteri della scuola pitagorica fanno pensare a una setta religiosa, in cui venivano seguite regole ascetiche . I discepoli si distinguevano in acusmatici , ai quali era imposto il silenzio e una rigida disciplina di comportamento; e matematici , i quali potevano fare domande ed esprimere opinioni personali e ai quali venivano rivelate le dottrine più impegnative del maestro. Tali aspetti si affiancano a elementi di eccezionale modernità pe quel tempo, come ad esempio l'accettazione della donna e la loro partecipazione alle attività e allo studio. Le dottrine fondamentali dei pitagorici erano: - la DOTTRINA DELL'ANIMA -la DOTTRINA DEL NUME

ANASSIMENE

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Anche Anassimene si occupò di ricerche naturalistiche. Era anche lui di Mileto ed è più giovane di Anassimandro di circa una generazione. Egli identificava il principio primo con l'aria o "respiro", paragonando la vita dell'universo alla vita dell'uomo. Anassimene, analogamente al suo predecessore, attribuisce al principio primo i caratteri dell'infinità e del movimento incessante: l'aria è la forza che anima il mondo e il principio di ogni mutamento. La trasformazione e generazione delle cose è spiegata dal filosofo attraverso i processi di condensazione e rarefazione: quando infatti l'aria viene a rarefarsi diventa fuoco; quando si condensa diventa progressivamente vento, nuvola, acqua, terra e pietra. L'universo che si costruisce grazie a questo processo è destinato  dissolversi nel principio originario per poi tornare a rigenerarsi da esso, in un ciclo di vita, morte e rinascita destinato a durare in eterno.

ANASSIMANDRO

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Con Anassimandro , concittadino e contemporaneo di Talete , la filosofia approfondisce la sua diversità  dai miti cosmologici. Egli, infatti, usò per primo il termine archè e individuò la sostanza primordiale, che è all'origine dell'universo, in un principio indeterminato detto àpeiron , parola che significa appunto "senza confini" "sconfinato". A differenza di Talete, che aveva posto l'arche nell'acqua, e diAnassimene che lo poneva nell'aria, Anassimandro parla di àpeiron perché ritiene che il principio da cui derivano tutte le cose non possa identificarsi con una di esse, ma debba essere una sostanza indistinta. Anassimandro pertanto compie un passo decisivo verso un'interpretazione complessiva della realtà, abbandonando l'idea che alla sua origine possa esserci un elemento specifico. In ciò egli rivela una capacità di astrazione fino ad allora sconosciuta. Anassimandro si pone anche il problema del modo in cui le cose derivano dalla

TALETE

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Talete pensava che il principio primordiale fosse l' acqua , sulla base dell'osservazione e del buon senso che mostrano come ogni cosa vivente sia intrisa di questa sostanza. Probabilmente l'esperienza originari dell'acqua a cui Talete fa riferimento è quella del parto, dato che il neonato viene alla luce "rompendo le acque" che lo hanno accolto per nove mesi. In pratica una descrizione verosimile di quello che Talete doveva immaginare dell'universo era che: all'inizio esisteva solo il grande Oceano, da cui si è sviluppata la vita; successivamente si sono originati la terra e i corpi celesti. Il mondo, come un disco piatto o un'enorme zattera, fluttua sulle acque del mare. L'acqua è, pertanto, l'elemento fondamentale, ossia il principio tutte le cose, e tutte le cose vi faranno ritorno quando moriranno. Queste idee non si discostano molto dai miti degli altri popoli mediterranei che, affascinati dalla potenza dell'acqua, l'element

ARCHE'

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La prima riflessione filosofica si sviluppa nella Ionia proprio per cercare una risposta alle cose. Coloro che inaugurano questo nuovo stile di pensiero sono Talete , Anassimandro e Anassimene , tutti e tre di Mileto , che a quel tempo era tra le più potenti e ricche città della Ionia. Si tramanda che Talete abbia previsto con largo anticipo delle eclissi e che Anassimandro abbia inventato la prima carta geografica. Essi sono i primi agrimensori, geografici e tecnici dell'Occidente, ma a loro va soprattutto il merito di essersi interrogati per primi sulla natura multiforme e mutevole del mondo e di aver individuato una causa, un principio originario (dal greco archè). La parola archè significa "principio". Sembra che questo termine sia stato introdotto in filosofia da Anassimandro. Viene inteso come l'elemento base da cui si è originato il mondo (e ogni altra cosa). Il principio rappresenta la materia di cui sono fatte le cose, ma anche la forza che le ha generate