IPPOCRATE

La scuola di medicina più importante dell'antichità era quella di Ippocrate. L'importanza della scuola risiede nel metodo seguito per la cura delle medicine. Esso consiste nell'assumere come punto di partenza l'analisi empirica, in questo caso dei particolari sintomi manifestati dal paziente, per poi procedere, attraverso l'attenta interpretazione razionale dei risultati dell'osservazione, alla definizione della terapia adeguata. In questa procedura, dunque, risulta di grande importanza la fase del riconoscimento dei segni della malattia, che sono indizio della probabile presenza di una determinata patologia. Ogni malattia viene catalogata, pur nella consapevolezza che non è possibile evitare un margine di incertezza e che pertanto l'approccio alla terapia è sempre di tipo probabilistico.
Il merito principale della scuola ippocratica era quello di non perdere mai di vista la totalità del fenomeno della malattia o della salute. Sia nella fase di interpretazione dei "segni" della malattia sia in quella della cura, il medico doveva avere sempre presente la totalità dell'organismo del paziente. Anzi, il medico doveva tenere conto sia dell'ambiente naturalezza di quello etico- politico.
Un altro elemento importante era l'anamnesi, o ricostruzione della storia passata del paziente. Ciò supponeva un rapporto confidenziale tra il medico e il paziente, specialmente per alcune malattie mentali.
La medicina ippocratica aveva un approccio complessivo e dialogico alla malattia: cercava di spiegare e di curare il singolo organo, all'interno di una visione unitaria dell'individuo, senza tralasciare il passato e il futuro (prognosi). La terapia era considerata anche come la prova della validità della diagnosi, cioè della corretta interpretazione dei sintomi. Il tutto doveva avvenire in un rapporto interpersonale sereno, in una collaborazione attiva di medico e malato contro il male, visto come il comune nemico.


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