TALETE

Talete pensava che il principio primordiale fosse l'acqua, sulla base dell'osservazione e del buon senso che mostrano come ogni cosa vivente sia intrisa di questa sostanza. Probabilmente l'esperienza originari dell'acqua a cui Talete fa riferimento è quella del parto, dato che il neonato viene alla luce "rompendo le acque" che lo hanno accolto per nove mesi. In pratica una descrizione verosimile di quello che Talete doveva immaginare dell'universo era che: all'inizio esisteva solo il grande Oceano, da cui si è sviluppata la vita; successivamente si sono originati la terra e i corpi celesti. Il mondo, come un disco piatto o un'enorme zattera, fluttua sulle acque del mare. L'acqua è, pertanto, l'elemento fondamentale, ossia il principio tutte le cose, e tutte le cose vi faranno ritorno quando moriranno.
Queste idee non si discostano molto dai miti degli altri popoli mediterranei che, affascinati dalla potenza dell'acqua, l'elemento di gran lunga più importante per la loro vita e civiltà, l'avevan divinizzata e posta come scaturigine di ogni cosa. Un esempio sono le acque del Nilo erano per gli antichi Egizi non solo a causa di benessere, ma anche esperienza concreta di origine della vita: quando il fiume si ritirava dopo le inondazioni, lasciava il terreno talmente fertile da produrre abbondanti raccolti di grano.
Ciò che differenzia la prospettiva di Talete dagli altri miti fondativi è il fatto che egli non ricorre a un'interpretazione mitica o religiosa: per spiegare l'origine dell'universo, infatti, utilizza soltanto argomentazioni razionali.


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